Il fine giustifica i mezzi: così se ne uscì nel 1993 Francesco Saverio Borrelli, capo del pool di Milano, per respingere l’accusa di usare il carcere come strumento di pressione su chiunque si rifiutasse di collaborare, pratica sistematica che ebbe tragiche conseguenze. In una democrazia normale sarebbe successo un putiferio: i cliché del cinismo rivoluzionario stanno bene in bocca a un magistrato che non deve avere altri fini né altri mezzi che l’applicazione scrupolosa della legge.
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