Dopo aver concordato con gli altri segretari di partito della maggioranza e con Mario Monti un appello alle parti sociali perché approvino la riforma del mercato del lavoro proposta dal governo, Pier Luigi Bersani ha fatto marcia indietro, sostenendo che è invece il governo a dover accettare le condizioni poste dagli interlocutori, cioè in buona sostanza dalla Cgil. In realtà il punto più critico non riguarda la flessibilità in uscita, cioè l’articolo 18, ma quella in entrata, che rischia di essere ostacolata anziché agevolata dall’inseverimento dei costi economici e burocratici soprattutto nei confronti delle imprese minori.
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