Dove c’è un dittatore c’è anche George Galloway. L’istrionico politico britannico, che nel 2003 abbandonò il Labour blairiano in opposizione alla guerra in Iraq (Saddam Hussein era suo amico personale) per fondare un improbabile Partito del rispetto, non riesce a star fuori dalle magagne mediorientali. Vuol mettere il becco quando c’è da violare l’embargo a Gaza, quando c’è da difendere Hamas contro le accuse di terrorismo, soprattutto vuole urlare il suo orgoglio baathista e difendere quella Siria che, “come ho spesso detto, è l’ultimo castello della dignità araba”.
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