Non sul fisco e non sulle liberalizzazioni, forse, ma su un punto a Mario Monti viene riconosciuto – soprattutto dagli avversari – di aver dimostrato coerenza liberal-liberista: nella sfida alla concertazione che aveva finora caratterizzato le relazioni tra potere ed economia in Italia. Dopo la riforma delle pensioni (con i sindacati convocati per sole due ore), è venuta la riforma del mercato del lavoro (con cui l’esecutivo si vanta di aver scontentato sia i sindacati sia la Confindustria), poi infine il tavolo sulla competitività.
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