Come racconta Ken Auletta sul New Yorker, la carta stampata non è affatto morta e neppure moribonda. La preghiera dell’uomo moderno si è solo spostata – non sappiamo per quanto – in un nuovo santuario. Un Eldorado dove si sente il profumo della carta e le mani si macchiano ancora d’inchiostro, un luogo in cui chi legge è ancora guardato con un misto di ammirazione e soggezione e un mostro a sei teste chiamato Internet non ha ancora falciato profitti e cannibalizzato redazioni.
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