E’ un giorno qualsiasi di un anno qualsiasi, ma di sicuro è passato del tempo dalla primavera del 1986, dall’incidente alla centrale nucleare di Chernobyl. In un self-service parigino una donna traffica accanto a un tavolo dove siede un tipo silenzioso che si muove a fatica, accasciato su se stesso tra due sacche di vestiti. Le luci calano, i clienti se ne vanno.Al tavolo accanto, un professionista spagnolo in trasferta segue la scena distrattamente, poi con curiosità, poi con apprensione.
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