
Idolatrare il passato e farlo sempre più minimalmente nostro. E’ la versione stupida della memoria cosiddetta condivisa. Ma la storia non siamo noi, e il passato va anche mortificato, come sapevano il mistico e il musicista-dandy. Il libro di Adriano Sofri sulla strage è un avvenimento. Vero, in un tempo di eventi finti. Nuovo, in un’epoca di vecchiume che ci si ripropone sempre identico. Coraggioso, e sono anni di imboscamento dell’orgoglio di pensare da soli o in piccoli gruppi sotto le spoglie della correttezza per tutti, buona a tutto, anni di incomprensibile vigliaccheria quando tutti gli strumenti di comunicazione disponibili (un caso è questa esplosione gratuita nel web) consentono la massima libertà.
Continua sul sito del Foglio.it