Pubblicare i rapporti di polizia sugli intellettuali sotto sorveglianza come risultano dai faldoni desecretati custoditi negli Archivi di stato, normalmente, dovrebbe essere un’operazione in cui la brutta figura ci si aspetta che la facciano i questurini. Se non altro, per la distanza spesso abissale tra la loro modesta cultura, e il contenuto filosoficamente elevato delle conversazioni riportate.
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